La caduta dell'Impero romano di occidente

Articolo

Donald L. Wasson
da , tradotto da Roberto Romagnoli
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Disponibile in altre lingue: Inglese, Cinese, Francese, Tedesco, Portoghese, Spagnolo, Turco

Per molti storici, la caduta dell'impero romano d’Occidente nel quinto secolo è sempre stato considerata la fine del mondo antico e l'alba del Medioevo, spesso impropriamente chiamato "secoli bui", nonostante l’affermazione di Petrarca. Dato che una larga parte dell’Occidente era già "caduta" alla metà del quinto secolo, quando uno scrittore parla della caduta dell’impero, si riferisce in genere alla caduta della città di Roma. Anche se gli storici in genere sono d’accordo sull’ anno della caduta, 476, e le sue conseguenze per la civiltà occidentale, spesso non sono d’accordo sulle sue cause. Lo storico inglese Edward Gibbon, che scrisse nel tardo XVIII secolo, indica la diffusione del cristianesimo e i suoi effetti sulla psicologia dei Romani, mentre altri credono che il declino e la caduta siano dovuti, in parte, all’ afflusso di “barbari” dal nord e dall'ovest.

Qualunque sia la causa, che sia la religione, attacchi esterni o il degrado interno della città stessa, il dibattito continua fino ai giorni nostri; comunque un punto significativo deve essere stabilito prima che possa continuare una discussione sulle radici della caduta: il declino e la caduta accaddero solo ad ovest; la metà orientale - che infine verrà chiamata impero Bizantino - continuerà per alcuni secoli, e in molti modi, a mantenere un'identità romana unica.

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Roman Empire under Augustus
L'Impero Romano sotto Augusto
Cristiano64 (CC BY-SA)

Cause esterne

Una delle cause più ampiamente accettate - l'afflusso di tribù barbariche - è ritenuta di minore importanza da chi pensa che la potente Roma, la città eterna, non avrebbe potuto così facilmente cadere vittima di una cultura che possedeva poco o nulla le basi di una vita politica, sociale o economica. Questi credono che la caduta di Roma sia avvenuta semplicemente perché i barbari si sono approfittati delle difficoltà già esistenti a Roma - problemi che comprendevano una città in declino (sia fisicamente che moralmente), poca o nessuna tassazione, sovrappopolazione, scarsa leadership, e, soprattutto, una difesa inadeguata. Per alcuni la caduta era inevitabile.

A differenza della caduta di imperi precedenti come quelli assiro e persiano, Roma non è caduta a causa di una guerra o una rivoluzione.

A differenza della caduta di imperi precedenti come quelli assiro e persiano, Roma non è caduta a causa di una guerra o una rivoluzione. L'ultimo giorno dell'impero, un membro barbaro della tribù dei Siri ed ex comandante dell'esercito romano è entrato in città incontrastato. La vecchia potenza militare e finanziaria del Mediterraneo non era in grado di resistere. Odoacre detronizzò facilmente il sedicenne imperatore Romolo Augusto, che non vedeva come una minaccia. Romolo era stato recentemente nominato imperatore da suo padre, il comandante romano Oreste, che aveva rovesciato l'imperatore occidentale Giulio Nepote. Con la sua entrata in città, Odoacre divenne il capo dell'unica parte rimasta di quello che era il grande ovest: la penisola italiana. Quando entrò in città, il controllo romano di Gran Bretagna, Spagna, Gallia e Nord Africa era già stato perso, negli ultimi tre casi per via di Goti e Vandali. Odoacre immediatamente contattatò l'imperatore orientale Zenone e lo informò che non avrebbe assunto il titolo di imperatore. Zenone non poteva fare altro che accettare questa decisione. Infatti, per garantire che non ci sarebbe stata confusione, Odoacre rimandò a Costantinopoli i paramenti imperiali, il diadema e il mantello viola dell'imperatore.

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Cause interne

Ci sono alcuni che credono, come Gibbon, che la caduta fu dovuta alle caratteristiche del cittadino Romano. Se uno accetta l’idea che la causa della caduta fu dovuta, in parte, al possibile declino morale della città, la sua caduta ricorda il “declino” della Repubblica secoli prima. Lo storico Polibio, uno scrittore del II secolo a.C., indicò una repubblica morente (anni prima che effettivamente cadesse) - vittima della sua virtù morale in declino e dell'ascesa del vizio. Edward Gibbon ha ribadito questo sentimento (sminuendo l'importanza della minaccia barbarica) quando ha rivendicato l'ascesa del cristianesimo come fattore nella "storia del dolore" per l'impero. Egli riteneva che il cristianesimo avesse seminato una divisione interna e incoraggiato una "mentalità del porgi l’altra guancia" che alla fine condannò la macchina da guerra, lasciandola nelle mani dei barbari invasori. Coloro che si oppongono alla interpretazione di Gibbon indicano l'esistenza degli stessi fanatici religiosi nell'est e il fatto che molti dei barbari erano essi stessi cristiani.

Roman Priest
Sacerdote romano
Mark Cartwright (CC BY-NC-SA)

Secondo Gibbon la religione cristiana apprezzava le persone pigre e improduttive. Gibbon scrisse nel suo libro Storia del declino e della caduta dell'impero romano,

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Una onesta e razionale ricerca sul progresso e la diffusione del Cristianesimo, può essere considerata come una parte essenziale della storia dell'impero Romano. Mentre questo grande corpo era invaso dalla violenza aperta, o minato da un lento decadimento, una pura e umile religione si insinuò potentemente nelle menti degli uomini, crebbe in silenzio e oscurità, acquistò nuovo vigore dall'opposizione, e alla fine venne eretto sul Campidoglio il trionfante simbolo della croce.

Aggiunse che il governo Romano che sembrava essere "odioso e oppressivo ai suoi sudditi" e di conseguenza non era una minaccia seria per i barbari.

Gibbon, tuttavia, non individuò il Cristianesimo come unico colpevole. Fu solo uno di una serie di colpi che misero in ginocchio l'impero. Alla fine la caduta fu inevitabile:

il declino di Roma fu il naturale ed inevitabile effetto dell'immoderata grandezza. La prosperità fece maturare il principio del decadimento; le cause della distruzione si moltiplicarono con l'estensione delle conquiste, e non appena il tempo o il caso rimossero i supporti artificiali, la stupenda costruzione ha ceduto alla pressione del proprio peso.

Un impero diviso

Nonostante Gibbon indichi l’avvento del Cristianesimo come una causa fondamentale, il vero e proprio declino sarebbe potuto avvenire decenni prima. Dal III secolo d.C., la città di Roma non era più il centro dell’impero, un impero che si estendeva dalle Isole Britanniche ai fiumi Tigri ed Eufrate e persino in Africa. Queste enormi dimensioni presentavano un problema e c’era bisogno di una soluzione immediata, che arrivò durante il regno di Diocleziano. L’impero fu diviso in due parti con una capitale a Roma ed un’altra nell’impero d’Oriente a Nicomedia; la capitale orientale sarebbe più tardi diventata Costantinopoli, la vecchia Bisanzio, per volere dell’imperatore Costantino. Il Senato, che per lungo tempo aveva appoggiato e consigliato l’imperatore, sarebbe stato quasi completamente ignorato, ed il potere fu riposto nell’esercito. Alcuni imperatori non avrebbero nemmeno messo piede a Roma. Con il tempo Costantinopoli, la Nuova Roma, sarebbe diventata il centro economico e culturale che era stato Roma.

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Byzantine Empire c. 460 CE
L'Impero Bizantino attorno al 460
Tataryn77 (CC BY-SA)

Nonostante la rinnovata forza fornita dalla divisione (l'impero sarebbe stato diviso e unito più volte), l'impero rimase vulnerabile agli attacchi, specialmente al confine tra Danubio e Reno a nord. La presenza di barbari lungo il confine settentrionale dell'impero non era una novità ed esisteva da anni: l'esercito li aveva incontrati a fasi alterne sin dai tempi di Giulio Cesare. Alcuni imperatori avevano cercato di assumerli, mentre altri li invitavano a stabilirsi in terra romana e persino ad arruolarsi nell'esercito. Tuttavia, molti di questi nuovi coloni non divennero mai veramente romani anche dopo la concessione della cittadinanza, conservando gran parte della loro antica cultura.

La loro vulnerabilità divenne più evidente quando un numero significativo di tribù germaniche, i Goti, si raccolse lungo il confine settentrionale.

Questa vulnerabilità divenne più evidente quando un numero significativo di tribù germaniche, i Goti, si raccolse lungo il confine settentrionale. Non volevano invadere; volevano far parte dell'impero, non essere i suoi conquistatori. La grande ricchezza dell'impero attirava questa popolazione eterogenea. Cercavano una vita migliore e, nonostante il loro numero, all'inizio non sembravano essere una minaccia immediata. Tuttavia, Roma non rispose alle loro richieste, le tensioni aumentarono. Questa ansia da parte dei Goti era dovuta a una nuova minaccia più a est, gli Unni.

L’invasione dei Goti

Durante il regno dell’imperatore d’Oriente Valente (364-378 d.C.), i Goti Tervingi si erano riuniti lungo i confini del Reno e del Danubio - ancora una volta, non come una minaccia, ma con il desiderio di ricevere il permesso di stabilirsi nell'Impero. Questa richiesta fu fatta con urgenza, poiché i “selvaggi” Unni minacciavano le loro terre. L’imperatore Valente andò nel panico e tardò nel dare una risposta - un ritardo che portò all’aumento della preoccupazione tra i Goti, visto l’imminente arrivo dell’inverno. Spinti dalla rabbia, i Goti attraversarono il fiume nonostante non ne avessero il permesso, e quando un comandante Romano pianificò un’imboscata, scoppiò presto una guerra, che sarebbe durata cinque anni.

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Nonostante i Goti fossero in gran parte cristiani, molti dei loro alleati non lo erano. La loro presenza aveva causato una notevole crisi all’imperatore, che non riusciva a fornire sufficienti cibo e rifugio. Questa impazienza, insieme alla corruzione e alle ruberie di molti dei comandanti Romani, complicò la situazione. Valente implorò aiuto dall’ovest. Sfortunatamente, in battaglia, i Romani, per niente ben preparati, furono completamente sopraffatti, e ciò si potè vedere nella battaglia di Adrianopoli, quando furono sterminati i due terzi dell’esercito Romano. Tra le vittime c’era anche lo stesso imperatore. A portare la pace fu più tardi l’imperatore Teodosio.

Sack of Rome by the Visigoths
Sack of Rome by the Visigoths
JN Sylvestre (Public Domain)

Un nemico dall'interno: Alarico

I Goti rimasero sui territori Romani e volevano allearsi con l'esercito Romano. Più tardi, in ogni caso, un uomo, un goto ed ex comandante Romano, si alzò contro Roma - un uomo che aveva chiesto solo ciò che gli era stato promesso - un uomo che voleva fare ciò che gli altri non avevano fatto in otto secoli: saccheggiare Roma. Il suo nome era Alarico, e da goto, era stato addestrato dall'esercito Romano. Era intelligente, cristiano e veramente determinato. Aveva cercato territori nei Balcani per il suo popolo, i territori che gli erano stati promessi. In seguito, dato che l'imperatore occidentale rimandava la risposta, Alarico aumentò le sue richieste, non solo grano per il suo popolo ma anche il riconoscimento dei goti come cittadini dell'impero: in ogni caso, l'imperatore, Onorio, rifiutò continuamente. Senza attendere altro, Alarico radunò un esercito di Goti, Unni e schiavi liberati e attraversò le Alpi entrando in Italia. Il suo esercito era ben organizzato, non una folla disordinata. Onorio era incompetente e completamente fuori dal mondo, un altro di una lunga serie di cosiddetti "imperatori ombra" - imperatori che governavano all'ombra dei militari. In maniera abbastanza strana, non abitava nemmeno a Roma ma aveva una villa nella vicina Ravenna.

Alarico era accapampato fuori città e, nel tempo, man mano che il cibo e l'acqua della città diventavano sempre più scarsi, Roma cominciò a indebolirsi. Il tempo era adesso. Mentre non aveva mai voluto guerra ma solo terra e riconoscimento per il suo popolo Alarico, con il presunto aiuto di uno schiavo goto che aprì le porte dall'interno, entrò a Roma nell'agosto del 410 d.C. Sarebbe rimasto tre giorni e avrebbe saccheggiato completamente la città; anche se risparmiò le basiliche San Paolo e San Pietro. Onorio non capì la gravità della situazione. Pur accettando temporaneamente le richieste di Alarico - che non intendeva onorare - mandò 6000 soldati romani a difendere la città ma questi furono sconfitti velocemente. Anche se le casse della città erano quasi vuote, il Senato alla fine si arrese; Alarico partì con, tra gli altri oggetti, due tonnellate d'oro e tredici tonnellate d'argento.

Alcune persone all’epoca vedevano il saccheggio della città come un segno mandato dai loro dei pagani. Sant’Agostino che morì nel 430, disse nella sua Città di dio che la caduta di Roma non fu un risultato dell'abbandono degli dei pagani (che si credeva proteggessero la città), ma un monito per ricordare ai cristiani della città perché dovevano soffrire. C’era il bene, perché il mondo è stato creato dal bene, ma è stato viziato dal peccato umano; in ogni caso, Agostino pensava che l'impero fosse una forza di pace e di unità. Secondo Sant’Agostino esistevano due città: una di questo mondo e una di Dio.

Invasions of the Roman Empire
Le invasioni dell'Impero Romano
MapMaster (CC BY-SA)

Invasioni barbariche

Anche se Alarico sarebbe morto poco dopo, altri barbari - cristiani o no -non si fermarono dopo il sacco della città. L'antico impero fu devastato, tra i tanti, da Burgundi, Angli, Sassoni, Longobardi e Magiari. Dal 475 Spagna, Gran Bretagna, e parti della Gallia erano state perse per via di vari popoli germanici e solo l'Italia rimase come "impero" ad ovest. I Vandali presto si trasferirono dalla Spagna all'Africa settentrionale, conquistando infine la città di Cartagine. L'esercito romano abbandonò ogni speranza di recuperare la zona e si ritirò. La perdita dell'Africa significava una perdita di entrate, e la perdita di entrate significava che c'erano meno soldi per sostenere un esercito per difendere la città. Nonostante queste considerevoli perdite, ci fu un certo successo per i Romani. La minaccia di Attila l'Unno era stata fermata alla battaglia di Chalons grazie il comandante romano Ezio che aveva creato un esercito di Goti, Franchi, Celti e Burgundi. Anche Gibbon riconobbe Attila come uno "che affrettò la rapida caduta dell'impero romano." Mentre Attila conquistava e saccheggiava diverse città italiane, la sua minaccia e quella degli Unni finí con la sua morte a causa di una epistassi la sua notte di nozze.

La perdita di entrate per la metà occidentale dell'impero non permetteva di mantenere un esercito - un esercito necessario per difendere i confini già vulnerabili.

Conclusione: Fattori multipli

Si può dibattere se ci furono una moltitudine di ragioni per la caduta di Roma. Tuttavia, la sua caduta non fu dovuta a una causa sola, anche se molti la cercano. La maggior parte delle cause, inizialmente, indicano un luogo: la città di Roma stessa. La perdita di entrate per la metà occidentale dell'impero non permetteva di mantenere un esercito - un esercito necessario per difendere i confini già vulnerabili. La guerra continua ha causato una danno per il commercio; gli eserciti d'invasione hanno causato loa distruzione dei raccolti, la povertà tecnologia contribuiva a una bassa produzione di cibo, la città era sovraffollata, la disoccupazione era alta ed infine, c'erano continue epidemie. A ciò si aggiunse un governo inetto e inaffidabile.

La presenza dei barbari nell'impero e nei suoi dintorni accrebbe la crisi non solo esternamente ma anche internamente. Questi fattori hanno contribuito a portare un impero da "uno stato di salute all'inesistenza." L'esercito romano mancava sia di formazione adeguata che di attrezzature. Il governo stesso era instabile. Peter Heather nel suo The Fall of the Roman Empire afferma che "è caduto non a causa della suo 'organizzazione eccezionale' ma perché i suoi vicini Germani hanno risposto al suo potere in modi che i romani non avrebbero mai potuto prevedere... A causa della sua aggressione illimitata, l'imperialismo romano era responsabile della propria distruzione."

La caduta di Roma ha concluso il mondo antico e ha dato vita al Medio Evo. Questa "età oscura" ha portato a conclusione molto di ciò che era romano. L'Occidente cadde in subbuglio. Tuttavia, mentre molto è stato perso, la civiltà occidentale paga ancora un debito ai Romani. Anche se solo pochi oggi possono parlare latino, questo fa parte della nostra lingua ed è il fondamento delle lingue romanze francese, italiana e spagnola. Il nostro sistema giuridico è basato sul diritto romano. Molte città europee attuali sono state fondate da Roma. La nostra conoscenza della Grecia viene comunque da Roma così come molti altri effetti duraturi. Roma era caduta, ma era stata per così tanto tempo una delle città veramente mondali della storia.

Info traduttore

Roberto Romagnoli
Roberto Romagnoli è insegnante di storia e filosofia nelle scuole superiori italiane. È laureato in Storia medievale all'Università di Bologna. È autore di "Le Storie di Rodolfo il Glabro. Strutture culturali e modelli di santità cluniacense". Bologna 1988.

Info autore

Donald L. Wasson
Donald insegna Storia antica, medievale e Storia degli Stati Uniti al Lincoln College di Normal, Illinois. È sempre stato (e sempre sarà) uno studioso di storia, sin da quando incontrò per la prima volta la figura di Alessandro Magno. Il suo desiderio è quello di trasmettere tale conoscenza ai suoi studenti.

Cita questo lavoro

Stile APA

Wasson, D. L. (2018, aprile 12). La caduta dell'Impero romano di occidente [Fall of the Western Roman Empire]. (R. Romagnoli, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/2-835/la-caduta-dellimpero-romano-di-occidente/

Stile CHICAGO

Wasson, Donald L.. "La caduta dell'Impero romano di occidente." Tradotto da Roberto Romagnoli. World History Encyclopedia. Modificato il aprile 12, 2018. https://www.worldhistory.org/trans/it/2-835/la-caduta-dellimpero-romano-di-occidente/.

Stile MLA

Wasson, Donald L.. "La caduta dell'Impero romano di occidente." Tradotto da Roberto Romagnoli. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 12 apr 2018. Web. 27 apr 2024.